SANTA CATERINA VIGRI E ANGIOLETTI

Ambito/Autore : Ambito trentino

Periodo storico: 18° secolo
Anno: 1753
Soggetto: Santa Caterina Vigri e angioletti
Luogo di conservazione: Mezzolombardo, convento dell’Immacolata concezione, I piano, corridoio
Materia e tecnica: olio su tela, cm 180 x 121

Descrizione:

È qui raffigurata, con barocca spettacolarità, l’ostensione del corpo incorrotto di Santa Caterina Vigri (1413-1463), monaca clarissa bolognese canonizzata nel 1712 ma da secoli venerata di fatto presso il monastero del Corpus Domini a Bologna. Il dipinto di canonizzazione venne approntato da Marcantonio Franceschini nello stesso anno; dei tre originari esemplari autografi sopravvive solo quello in San Giovanni e Petronio dei Bolognesi a Roma. Per quanto già dal Cinquecento circolassero immagini devozionali di analogo impianto, fu questo stendardo a fissare la definitiva iconografia della santa (Graziani 2002), alla quale si rifà anche la grande tela del convento trentino. La figura di Caterina è intronizzata, rivestita della sontuosa veste di broccato voluta dal cardinale Filippo Calandrini; tiene tra le mani il crocifisso e il libro, mentre ai suoi piedi è posta la corona donata da Isabella d’Aragona.

Su questo modello si mossero le figurazioni del XVIII secolo, talvolta attente ad accentuare, con fastosi espedienti tratti dagli apparati effimeri, la teatralità un po’ macabra della santa mummificata, come è dato di vedere nell’anonimo dipinto della Pinacoteca Nazionale di Bologna (Pinacoteca Nazionale di Bologna: catalogo generale, 4. Seicento e Settecento, p. 207) ma anche nello stesso esemplare a Mezzolombardo, dove due angioletti sono intenti a scostare i drappi rosso cremisi di una vera e propria quinta scenica.

In Trentino la rara iconografia di Santa Caterina da Bologna trova una significativa limitazione in ambiente minoritico. Allo stato attuale delle conoscenze, è questo il solo dipinto pervenuto, essendo dispersi sia il quadro in San Bernardino a Trento, fatto dipingere dai frati nel 1713 (si veda il paragrafo relativo alle opere perdute), sia quello di Nicolò Dorigati nella chiesa tridentina delle clarisse di Santissima Trinità, descritto da Francesco Bartoli (1780, p. 77).

Per quanto riguarda l’opera in esame, Morizzo osservò ciò che la stessa iscrizione e stemma asseverano, ovvero che “I signori Walter donarono alla chiesa del convento di Mezzolombardo il quadro grande di S. Caterina da Bologna”. La famiglia Walter è in diverse occasioni benefattrice dei frati e giova ricordare a tale proposito i donativi di Anna Rosa Walter, nata Ricci, moglie di Giuseppe Antonio Walter, in favore della chiesa e della biblioteca, nel quinto decennio del XVIII secolo (Stenico, pp. 91, 290-291).

La donazione dei nobili rotaliani nel 1753 segue cronologicamente l’esemplare tridentino ed è probabile che l’ignoto pittore ingaggiato fosse a conoscenza del precedente presso le clarisse a Trento. Nicolò Dorigati, artista frequentemente attestato in ambito francescano, muore infatti nel 1748 ed è anzi interessante osservare che la sua solida conoscenza dell’ambiente bolognese può aver agevolato la commissione e l’espressione dell’iconografia in ambito trentino.

Fonti: Morizzo, II, p. 204; ACPFM, Inventario 1962-1963, n. 21; ACIC, Inventario 2008, n. 21.

Bibliografia: Stenico 2001b, p. 486.