SAN PIETRO D’ALCANTARA IN GLORIA E ANGIOLETTI; SAN GIORGIO E LA PRINCIPESSA

Ambito/Autore : Ambito trentino

Periodo storico: 17° secolo
Anno: 1669
Soggetto: San Pietro d’Alcantara in gloria e Angioletti; San Giorgio e la principessa
Luogo di conservazione: Mezzolombardo, chiesa dell’Immacolata concezione, arco santo, a destra
Materia e tecnica: olio su tela, cm 220 x 112

Descrizione:

La pala segue fedelmente l’iconografia del santo fissata alla sua canonizzazione nel 1669 e trova specifici nessi con le tele già a Campo Lomaso (oggi in San Bernardino) e Arco; si rimanda in particolare alla scheda della prima per l’individuazione della fonte calcografica.

L’iscrizione e lo stemma palesano l’identità del donatore, Giorgio Giovannini da Flavon. La volontà di rendere manifesta la munificenza del donatore è ribadita dal brano con San Giorgio e la principessa al centro del dipinto. Documenti editi da Stenico attestano che nel 1669 l’intagliatore Pasqualin da Spormaggiore fece la cornice del dipinto e questa indicazione ribadisce la repentina volontà di celebrare il santo contestualmente alla sua elevazione agli onori degli altari.

Se il contesto storico del dipinto – cronologia in rapporto alla canonizzazione, committenza, documentazione sull’ancona – è del tutto chiaro e incontrovertibile, è opportuno rammentare una nota di Morizzo (I, p. 168) che ci parla verosimilmente di un’altra effigie del santo al di qua della sua canonizzazione: “In quest’anno [1661] anzi i coniugi Alfonso e Barbara Conti Thunn fecero dipingere un quadro rappresentante s. Pietro d’Alcantara, come ne fa fede la seguente iscrizione, e lo regalarono ai Frati da collocarsi poi nella chiesa loro di Mezzolombardo”. Lo studioso francescano ci parla di un quadro di nobile committenza donato contestualmente alle prime fasi edilizie della chiesa di Mezzolombardo (da qui la specifica “da collocarsi poi nella chiesa”). La tela è da considerare dispersa, non potendo essere riconosciuta nel dipinto nei depositi di San Bernardino che presenta di fatto l’iconografia del beato, ante 1669 (cat. 91). Ma che la tela sia davvero esistita lo conferma il Tovazzi riportando la seguente iscrizione: “Humilia vota Alphonsi/ et Barbarae Coniugum/ Comitum de Thono./1661.” Vergata al di sotto dello stemma Thun (Tovazzi, Varie inscriptiones, n. 76, 702).

Tornando alla pala in oggetto, rinfrancata dal restauro di Giovanni Peskoller (1975), è d’obbligo evidenziarne la debole qualità artistica che non agevola l’individuazione di una specifica paternità.

Fonti: ACPFM, Inventario 1962-1963, n. 30; ACIC, Inventario 2008, n. 30.

Bibliografia: Molinari 1926, p. 304; Stenico 2001b, pp. 85-86, 487.