SACRA FAMIGLIA E SANT’ANNA

Ambito/Autore : Antonio Vincenzi (?, post 1720-post 1784)

Periodo storico: 18° secolo
Anno: 1750-1775
Soggetto: Sacra Famiglia e Sant’Anna
Luogo di conservazione: Trento, convento di San Bernardino, Torricella
Materia e tecnica: olio su tela, cm 88 x 64
Provenienza: Cavalese, convento di San Vigilio, primo piano, cappella

Descrizione:

Questa piccola pala costituisce il brano figurato dell’altarolo posto nella cappella o coretto del convento. Benché priva di indicazioni documentarie, le caratteristiche architettoniche e decorative della piccola ancona lignea dipinta a finto marmo consentono di accertare la cronologia nel terzo quarto del Settecento.

Il dipinto venne esposto da Nicolò Rasmo nel 1962 come opera della cerchia di Francesco Sebaldo Unterperger. Più prudentemente padre Ciro Andreatta scrisse nel 1990 che “il cromatismo, l’equilibrata composizione, la fisionomia stessa delle persone richiamano gli Unterpergher, ma forse nessuno di essi in modo specifico”. Non si può infatti negare che se è dato di percepire nel dipinto, di buona qualità, il riflesso delle esperienze di Francesco, il tono pacato e privo di asperità formali, come pure la stesura del colore piana e per nulla rutilante distraggono dalla lezione del fiemmese. A mio parere il dipinto costituisce un’opera di Antonio Vincenzi, nipote di Francesco Sebaldo e Michelangelo Unterperger. Il tenore stilistico dell’opera testimonia chiaramente l’apprendistato presso lo zio Francesco Sebaldo Unterperger e al contempo la cifra personale dell’artista che alla fine del quinto decennio toccò un momento assai felice grazie all’adesione alla pittura di Nicola Grassi (si veda Mich 1995a, p. 169; Il genio delle Alpi, pp. 180-181: E. Mich; Mich 2002b, pp. 7-9). I lavori più tardi documentano invece un certo ripensamento accademico, ricettivo di stimoli veronesi. Esemplari di questo momento sono San Michele arcangelo e l’Angelo custode nel palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme a Cavalese (Mich 2002-2003, pp. 175-176), con i quali possiamo tra l’altro individuare significative affinità nella tipologia somatica delle figure. La compostezza formale e una certa moderazione pittorica escludono una collocazione giovanile della paletta francescana che invece concorre a focalizzare il tratto più avanzato della carriera artistica del fiemmese.

È utile infine osservare che non è questa la sola opera eseguita dal pittore per l’ordine francescano; Antonio dipinse infatti nel 1767 la pala delle clarisse di Borgo, successivamente dispersa (Mich 2002b, p. 13, nota 30).

Fonti: ACPFM, busta 244, Inventario 1960, p. 654, n. 94; Giacomelli 1987/ OA/ 00053955.

Bibliografia: Esposizione di pittura sacra, n. 24; Andreatta 1990, p. 215.