RITRATTO DI PADRE BONAVENTURA DA VIGNE

Ambito/Autore : Giovanni Antonio Zanoni (?) (Arco, notizie 1596-1630)

Periodo storico: 17° secolo
Anno: 1609 (?)
Soggetto: Ritratto di padre Bonaventura da Vigne
Luogo di conservazione: Arco, convento delle Grazie, sala del capitolo
Materia e tecnica: olio su tela, cm 85 x 69

Descrizione:

La tela versa in condizioni pressoché mediocri, presenta abrasioni e cadute di pellicola pittorica. Viene ricordata alla fine del XVIII secolo dal Tovazzi che ne riporta l’iscrizione interpretando la contraddittoria datazione in caratteri romani come 1609, dunque dal Morizzo che fornisce ulteriori ragguagli biografici. L’effigiato è il francescano e teologo Bonaventura da Vigne di Arco, frate osservante dal 1593 e lettore teologo a Padova; ricoprì il ruolo di commissario visitatore (deffinitor) della provincia francescana di Ungheria. L’opera viene data per dispersa da Stenico ma compare con la corretta identificazione nell’elenco delle opere catalogate dal Servizio beni culturali della Provincia di Trento nel 1986.

L’aspetto di maggior interesse dell’opera, di per sé di non altissima levatura artistica, risiede nell’iconografia dell’effigiato che ostenta un grande vessillo crociato. La croce rosso-bruna marca anche il lato anteriore del cappuccio, attributo tipico di San Giovanni da Capestrano, al quale rimanderebbe infine anche il crocifisso malamente innestato sulla mano destra, originariamente concepita appoggiata al petto. Ad una osservazione attenta, si nota che la mano opposta è stata dipinta per reggere il libro chiuso e non l’asta del vessillo, per cui è necessario ipotizzare che solo in un secondo tempo l’effigie di padre Bonaventura da Vigne sia stata trasformata nell’immagine improbabile (non fosse altro per baffi e mosca del frate) di uno dei santi più venerati nell’Osservanza. La ‘doppia identità’ del soggetto viene registrata anche nell’inventario del 1927 ma, forse per una svista, è scritto San Giuseppe da Copertino, mentre l’inventario del 1966 lo rubrica come “santo francescano con bandiera” È questa, comunque, una circostanza non rara nell’ambito dei conventi trentini e proprio ad Arco, grazie alla testimonianza di Tovazzi e Morizzo, sappiamo che nel 1731 il ritratto di frate Bartolomeo dalle Giudicarie, eseguito nel 1602 da Giovanni Antonio Zanoni, venne trasformato nella devota effigie di San Bonaventura (sul dipinto, disperso, ma ancora citato nell’inventario del 1927, al n. 23, si veda Stenico 2004b, p. 433). Sulla scorta di questa indicazione è lecito ipotizzare che, per il ritratto di frate Bonaventura da Vigne, a pochi anni di distanza, fosse stato nuovamente ingaggiato il pittore Giovanni Antonio Zanoni di Arco. La resa morbida degli incarnati, il carattere poco incisivo dei tratti somatici e il breve scampolo di lattiginoso paesaggio lascerebbero spazio per questa ipotesi nel confronto con opere documentate, come la pala dell’Annunciazione a Dro, tanto più in considerazione del fatto che Zanoni fu il principale pittore attivo nell’archese nel primo quarto del Seicento. Ad ulteriore conferma si consideri che nel 1602 Zanoni aveva firmato una non meglio specificata “sacra tabula” conservata nel 1780 nel convento delle Grazie (Tovazzi [1780], p. 407, n. 636) ed oggi irreperibile.

Fonti: Morizzo, I, p. 93; ACPFM, busta 306, Inventario 1927, n. 24; busta 275, Inventario 1962, p. 634, n. 13; SBC Giacomelli 1986/ OA/ 00051557; ACSMG, Inventario 2013, n. 101.

Bibliografia: Tovazzi [1780], p. 412, n. 645; Stenico 2004b, pp. 433-434, 456.