MIRACOLO DEL BEATO BERNARDINO DA FELTRE, SANTA CHIARA E CONSORELLE, MIRACOLO DI SAN GIOVANNI DELLA MARCA, SAN FRANCESCO SOLANO BATTEZZA GLI INDIANI

Ambito/Autore : Giuseppe Alberti (Tesero, 1640-Cavalese, 1716)

Periodo storico: 18° secolo
Anno: 1701-1750
Soggetto: Miracolo del Beato Bernardino da Feltre, Santa Chiara e consorelle, Miracolo di San Giovanni della Marca, San Francesco Solano battezza gli Indiani
Luogo di conservazione: Trento, convento di San Bernardino, Torricella, Curia; Trento, chiesa di San Bernardino
Materia e tecnica: olio su tela, cm 216,5 x 150,5; cm 215 x 136; cm 213 x 135

Descrizione:

Molinari, Emert e Rasmo (i quali non menzionano Santa Chiara e consorelle) si basano su Sperges che riporta la presenza, in San Bernardino, di cinque tele del fiemmese raffiguranti Santi dell’Ordine. Bartoli e Tovazzi, sui quali si fonda Weber, li assegnano invece ad Antonio Erasmo Obermüller. Mich (La pittura in Italia) dà giustamente per dispersi i cinque dipinti di quest’ultimo (ma si vedano le tele autografe all’interno della chiesa: catt. 113-118), accreditando dunque la corretta attribuzione ad Alberti. In merito al numero specificato sia da Sperges, sia da Bartoli e Tovazzi, va osservato che il quinto brano figura tra i dipinti dispersi ma elencati da Tovazzi e Morizzo, tenendo tuttavia presente la possibilità di un’errata attribuzione di Sperges. Santa Chiara e il beato Bernardino da Feltre vennero rimossi dalla chiesa probabilmente ad inizio Novecento; nel 1963 si trovavano nello studentato, prima di passare alla Torricella.

Dal punto di vista iconografico, i soggetti seguono un impianto tradizionale Santa Chiara con l’ostensorio (con il quale respinse l’avanzata dei turchi) e San Francesco Solano, nell’atto di evangelizzare gli indiani. Decisamente insolita la raffigurazione del fallito avvelenamento di San Giacomo della Marca ad opera dei frati di Cupramontana e Maiolatim, avversi al rigore del santo. Invece del consueto calice, il fatto viene narrato, probabilmente a licenza dell’artista, per mezzo della prodigiosa rottura del piatto con il cibo avvelenato e la conseguente morte del cane ai piedi del tavolo.

Di emblematica rilevanza è infine il Miracolo del beato Bernardino da Feltre, in particolare per via dell’iscrizione che tramanda l’infondata profezia della morte di Simone Unferdorben.

Questi dipinti sono all’incirca coevi all’analoga ma più nutrita serie eseguita da Giuseppe Alberti per i francescani di Cavalese, tra il 1691 e il 1694; rivelano, a tratti, maggior qualità e freschezza di tocco, in particolare nel Beato Bernardino da Feltre. A differenza dei santi francescani di Cavalese, mancano indicazioni epigrafiche circa l’identità di eventuali finanziatori delle tele.

Fonti: Tovazzi, Relatio Secunda, p. 55; Morizzo, I, p. 50; III, p. 3; ACPFM, busta 275, Inventario 1963, p. 669, n. 35, 39, 86, 98; FBSB, P 4-5, 34-35; SBC Dal Bosco 2001/ OA/ 00072238, 241, 363-364.

Bibliografia: Sperges (1742-1750), p. 47; Bartoli 1780, p. 58; Molinari 1926, p. 291; Rasmo 1947, p 98; Weber 1977, p. 258; Rasmo 1980, p. 62; Giuseppe Alberti pittore, p. 31; La pittura in Italia. Il Seicento, II, p. 831 (E. Mich); Guadagnini 1994, p. 28; Stenico 1999, pp. 136, 602-609.