MADONNA CON BAMBINO E ANGELI IN GLORIA, SAN GIOVANNI DA CAPESTRANO E SAN SALVATORE DA HORTA; SAN GIORGIO E LA PRINCIPESSA

Ambito/Autore : Carlo Pozzi (e bottega) (Brescia, 1600/1610-Trento, 1676)

Periodo storico: 17° secolo
Anno: 1670 ca
Soggetto: Madonna con Bambino e Angeli in gloria, San Giovanni da Capestrano e San Salvatore da Horta; San Giorgio e la principessa
Luogo di conservazione: Mezzolombardo, chiesa dell’Immacolata concezione, controfacciata
Materia e tecnica: olio su tela, cm 210 x 118

Descrizione:

La pala, restaurata nel 1990 da Gianmario Finadri, espone alla devozione dei fedeli la Vergine con il Bambino in gloria, posta tra angeli in gloria nel registro superiore; l’area inferiore è occupata dalle colossali figure di due santi francescani che i pesanti e spessi zoccoli individuano quali significativi esponenti dell’Ordine. A sinistra è probabilmente San Giovanni da Capestrano, con la vistosa croce; il santo di destra è invece agevolmente identificabile in San Salvatore da Horta (1520-1567), il grande taumaturgo francescano sovente raffigurato con l’asticciola raggiata che un angioletto gli porge. Benché sia stato beatificato nel 1711 e canonizzato solo nel 1934, già all’inizio del Seicento l’aura che lo pervadeva ne aveva reso lecito il titolo di beato. Piuttosto curioso, per via dell’austera impostazione iconografica, in rimarchevole continuità con il rigore spirituale degli Osservanti, è la luminosa apertura paesaggistica dove, tra un proscenio di monti azzurri, è raffigurato San Giorgio e la principessa. Questa digressione sul santo cavaliere per eccellenza è probabilmente da interpretare in relazione al donatore della pala che resta ignoto. Potrebbe trattarsi di quel Giorgio Giovannini che nel 1669 offrì altare e pala dedicati a San Pietro d’Alcantara (cat. 92). A favore di questa ipotesi milita la presenza, al centro di quest’ultima tela, proprio di un analogo inserto con il santo onomastico del Giovannini; tuttavia non sappiamo quale fosse la collocazione originaria del dipinto qui esaminato all’interno della chiesa francescana, per cui la vicenda storica dell’opera attende una completa chiarificazione.

Limpidi sono invece gli spunti critici desumibili dal dipinto, che manifesta sostanziali addentellati con la fase più avanzata del pittore lombardo Carlo Pozzi, prolifico autore in Trentino di dipinti chiesastici dagli anni trenta agli anni settanta del secolo (si veda La pittura in Italia. Il Seicento, II, pp. 850-851; E. Mich). In particolare il gruppo con Maria e la gloria celeste è agevolmente confrontabile, se non addirittura sovrapponibile, a diversi numeri del catalogo di Pozzi, in particolare alle pale di Nanno (1663) e Volano (1664), non senza evidenti affinità, per le semplificazioni chiaroscurali, con lavori più tardi ancora, negli anni settanta: esemplare la pala di San Giuseppe a Caldes (1675). Raffronti che rimandano indubbiamente agli anni meno felici della carriera di questo pittore, affatto lontani dal vigore delle prime opere. Ciononostante è necessario rilevare un ulteriore impoverimento generale e una innegabile macchinosità dell’insieme che fanno propendere per una versione pittorica prevalentemente di bottega.

Fonti: ACPFM, Inventario 1962-1963, n. 22; ACIC, Inventario 2008, n. 22.

Bibliografia: Stenico 2001b, p. 486.