IMMACOLATA CONCEZIONE

Ambito/Autore : Giambattista Pittoni (Venezia, 1687-1767)

Periodo storico: 18° secolo
Anno: 1741
Soggetto: Immacolata concezione
Luogo di conservazione: Trento, Fondazione Biblioteca San Bernardino
Materia e tecnica: olio su tela, cm 129,5 x 100,5
Provenienza: Campo Lomaso, convento dei Santi Quirico e Giulitta, 2005

Descrizione:

Condotto in San Bernardino alla chiusura del convento di Campo Lomaso, il dipinto è registrato negli inventari novecenteschi all’interno del magazzino guardianale, in stato di semiabbandono. È stato restaurato nel 1996 dalla ditta L.A.R.A. di Denno.

L’Immacolata concezione appartiene a quei pochi dipinti di notevole pregio commissionati esplicitamente dalla comunità francescana. A riguardo esiste infatti un circostanziato appunto di cronaca: “In questo anno [1741] si fece quindi fare colla spesa di troni 44 il quadro dell’Immacolata Concezione, che venne collocato in chiesa”. È in tal senso significativa la natura del soggetto immacolista, tradizionalmente al centro della spiritualità dei Minori.

L’opera non ha goduto di attenzioni critiche fino a quando Elvio Mich non ne ha individuato la chiara paternità di Giambattista Pittoni. Essa esprime in modo ben circostanziato il linguaggio del grande pittore veneziano poco prima della metà del secolo nell’accentuato patetismo del volto, in qualche modo rafforzato dall’anamorfico scorcio dal basso. Istruttivi i confronti con la Madonnina in collezione privata veneziana, datata da Francesca Zava Boccazzi al 1735-1745 (1979, p. 177, cat. 233). Inoltre la specifica articolazione della figura in gloria si collega ad una serie di lavori del veneziano, tra i quali vale la pena di menzionare tre versioni dell’Assunzione conservate rispettivamente nel duomo di Thiene (1735-1745), nel Museum and Art Gallery di Leicester (1735-1745) e in collezione Lechi a Brescia (1740-1745), opere significativamente vicine all’Immacolata trentina (si veda Zava Boccazzi 1979, nell’ordine p. 162, cat. 194; p. 132, cat. 74; p. 120, cat. 29).

È sintomatica la prossimità con queste versioni della Madonna assunta al fine di rilevare l’anomalia iconografica della Vergine immacolata, non regalmente elevata sul globo, bensì teneramente accoccolata sulle nubi soffici e rosate. Delpero individua nella tipologia iconografica un nesso con il modello di Andrea Pozzo nel seminario minore di Trento. Ma al di là di affinità che investono il canonico repertorio simbolico e la partitura cromatica, è inevitabile cogliere per l’appunto le specificità di questa immagine, improntata ad estrema libertà compositiva, tipicamente veneziana e ad una notevole tenerezza espressiva. Le braccia spalancate e il volto dolcemente reclinato configurano essenzialmente il pieno abbandono di questa fanciulla, la sua intima fiducia nel Creatore, a rievocare il canto del Magnificat piuttosto che gli accenti escatologici dell’Apocalisse.

Fonti: Morizzo, II, p. 116; ACPFM, busta 244, Inventario 1962, p. 647, n. 10; Inventario 1981, p. 645, n. 10; FBSB, P 59.

Bibliografia: Onorati 1964, p. 19; Stenico 1999, p. 612; Chini 2002b, p. 838, nota 154; Stenico 2005, pp. 302, 319-320; Delpero 2008, p. 538.