CARITÀ DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

Ambito/Autore : Nicolò Dorigati (?) (Trento, notizie 1691-1748)

Periodo storico: 17° secolo
Anno: 1690-1700
Soggetto: Carità di San Francesco di Paola
Luogo di conservazione: Trento, convento di San Bernardino, infermeria, II piano, corridoio
Materia e tecnica: olio su tela, cm 149,5 x 93
Provenienza: Rovereto, convento di San Rocco, 2003

Descrizione:

Benché non sia gravata da lacune o superfetazioni, l’opera presenta intensa crettatura e sollevamento della pellicola pittorica.

L’inventario del 1927 registra il dipinto nel coro della chiesa di San Rocco. Al di sopra della porta di accesso allo spazio riservato ai frati viene ammirato nel 1934 da don Rossaro che lo giudica “vivo di colore e di movenze”. Nel 2003 è approdato all’infermeria di San Bernardino a Trento, assieme alla maggior parte delle opere roveretane.

Il brano si propone quale felice declinazione di un tema intimamente francescano, la caritatevole assistenza dei poveri professata da San Francesco di Paola. La solenne figura del santo, posta al centro della composizione, è descritta nell’atto di benedire i poveri e gli infermi che gli si stringono attorno: una donna con infante e a lei dappresso due uomini barbuti, quindi un cieco e altre figure, tra cui uno storpio in primo piano, sul lato opposto.

L’opera si impone alla nostra attenzione per l’accuratezza del disegno e della tecnica pittorica, ma prima ancora per il saldo impianto compositivo imbevuto di riferimenti figurativi che ci indirizzano alla cultura emiliana del Seicento. La piena fede bolognese dell’opera è per così dire garantita dal preciso debito verso la Carità di Bartolomeo Schedoni (Napoli, Capodimonte, 1611). Sono riprese fedelmente dal capolavoro dell’artista la figura del cieco aggrappato al bordone e il giovane mendico al quale egli si appoggia, sulla sinistra del dipinto. Questi spunti sono rielaborati con una ritmica più serrata e accenti cronologicamente più inoltrati, tipici del tardo Seicento, tradendo affinità di gusto con Carlo Cignani, ad esempio con la pala della Sacra Famiglia nella chiesa dei teatini a Monaco (si veda Buscaroli Fabbri 2004, p. 141).

Lo stile di questa bella tela rimanda alla personalità di Nicolò Dorigati, pittore di origine trentina ma di educazione emiliana, significativamente più volte a contatto con l’ambiente francescano (Riformati e Clarisse). La pala di San Francesco di Paola testimonia un particolare momento della carriera di Dorigati, probabilmente sullo scorcio del secolo, quando i delicati trapassi tonali lasciano il passo ad un approccio plastico e volumetrico più accentuato e corposo, come appare distintamente nel livido corpo scorciato dell’infante in primo piano o nel più risentito, ma ancora estremamente efficace accartocciarsi del mantello rosaceo della madre, confrontabile con analoghi studi di panneggi nella pala dell’Assunta (fig.) a Villa Lagarina (1696-1700: si veda Chini 2002-2003) e ancora ricettivo dei modi del Cignani. Il gusto con cui l’artista innesta e scala nello spazio le figure ricorda indubbiamente i dipinti realizzati nel 1693-1694 per i Lodron al Caffaro (Mich 1992, p. 202) e significative analogie si riscontrano pure nella loro connotazione fisionomica.

Fonti: ACPFM, busta 306, Inventario 1927, n. 3; ACPFM, busta 244, Inventario 1962, p. 666, n. 17; SBC Giacomelli 1985/ OA/ 00048080.

Bibliografia: Rossaro 1934, p. 39, n. 126; Stenico 2004a, p. 322.