VIA CRUCIS

Ambito/Autore : Ambito fiemmese (?)

Periodo storico: 18° secolo
Anno: 1760
Soggetto: Via Crucis
Luogo di conservazione: Cavalese, chiesa di San Vigilio
Materia e tecnica: olio su tela, cm 78 x 56

Descrizione:

Sulla scorta delle cronache Angelo Molinari, seguito da Felicetti, sostiene che la Via Crucis esposta nella chiesa di San Vigilio sia stata donata nel 1819 da Antonio Longo ma, rilevando la netta difformità di stile, ipotizza possa trattarsi di una copia eseguita dall’artista a Roma.

Nicolò Rasmo (Antonio Longo pittore) per primo esclude con certezza queste tele dal catalogo del fiemmese, traendo dalla cronaca la notizia della cessione al convento di Pergine nello stesso 1819 (si rimanda alla relativa scheda per ulteriori informazioni storiche su queste opere). Anche padre Andreatta, commentando lo svolgimento dei fatti, esclude che siano queste le tele di Longo. Nel 1760 era stata eretta una nuova Via Crucis ad olio, in sostituzione di una più modesta a stampa. Sono proprio i dipinti che qui si commenta; operando un confronto mirato alla qualità pittorica, è da considerare saggia la scelta dei frati di Cavalese di alienare la più moderna serie di Longo e trattenere la Via Crucis settecentesca (Andreatta).

Questi dipinti, completati da cornici intagliate e parzialmente dorate di notevole eleganza, esibiscono caratteri figurativi tipici del terzo quarto del secolo, non senza alcune interessanti aperture ad una cultura molto composta, quasi presaga dell’età neoclassica, ad esempio nell’ultima stazione. Qui il candido corpo di Cristo, attorniato da poche figure attentamente studiate, è calato nel sepolcro figurato a rilievo come un sarcofago classico. Le raffigurazioni legate alla salita del monte calvario denotano un gusto narrativo mosso ma bilanciato, ricco di accenti veneti. La tavolozza è piuttosto accesa, cerca effetti chiaroscurali sostenuti, crepitanti riverberi e sembra recepire, più che l’eredità degli Unterperger, l’eco tiepolesca di Valentino Rovisi, rielaborando con personalità stimoli diversi, non ultime alcune suggestioni accademiche derivate dall’ambiente veronese, ad esempio nelle figure femminili delle stazioni IV e VI o nella bella Madonna ai piedi della croce nella XII. Ai fini dell’approfondimento critico va osservato che una seconda Via Crucis del tutto identica si conserva nella chiesa di San Maurizio a Campodenno, mentre afferisce allo stesso modello il ciclo della parrocchiale di Santa Maria Regina Pacis a Meano di Belluno (Conte, Vizzutti 2014, p. 72), circostanza che sembra ulteriormente rafforzare l’individuazione di modelli coagulatisi tra alto Veneto ed area fiemmese.

Fonti: Morizzo, II, p. 185; III, p. 6; ACPFM, busta 304, Inventario 1927, n. 21; busta 244, Inventario 1960, p. 651, n. 45; SBC Menapace 1987/ OA/ 00053853-866.

Bibliografia: Molinari 1926, p. 300; Felicetti 1933, p. 56; Antonio Longo pittore, p. 151; Andreatta 1990, pp. 207, 234-236.