SAN BERNARDINO DA SIENA, SAN GIOVANNI DA CAPESTRANO

Ambito/Autore : Ambito trentino

Periodo storico: 17° secolo
Anno: 1693 ca
Soggetto: San Bernardino da Siena, San Giovanni da Capestrano
Luogo di conservazione: Cavalese, chiesa di San Vigilio, altare maggiore
Materia e tecnica: legno intagliato, dipinto, h cm 208; h cm 214

Descrizione:

Questa coppia di statue è all’incirca coeva all’altare maggiore in noce, sul quale non disponiamo di alcun appoggio storico-documentario, se non una datazione verso il 1693, rafforzata dalle precisazioni cronologiche riguardanti i dipinti di Alberti sul dossale posteriore (Mich 2009).

Benché le anonime sculture siano ben adeguate nelle proporzioni ai fornici contro cui si stagliano, dobbiamo convenire sul fatto che non ne condividono la nitida eleganza, tanto che si profilano quale opera di un intagliatore estraneo all’artefice della grandiosa macchina lignea. Già il Molinari le giudicava “grossolane nel loro barocchismo enfatico” e non vi è dubbio che difettino di finezza, benché il giudizio del francescano risentisse della scarsa empatia del suo tempo verso la cultura seicentesca.

Con questa opzione i frati di Cavalese, insediatisi nel 1689, rendevano onore a due grandi figure dell’Osservanza: San Bernardino da Siena, che ne fu l’anima e San Giovanni da Capestrano, il cui culto doveva essere in quel momento molto sentito, come osserva padre Ciro Andreatta. Fresco di canonizzazione (1690), la sua immagine riveste particolare significato nel critico momento storico, con i turchi alle porte di Vienna e l’azione repulsiva di Leopoldo I, evocata, anzi ribadita dall’azione anti islamica del francescano. Negli stessi anni, ancora nella chiesa di San Vigilio, uno dei quadri con i santi dell’ordine di Giuseppe Alberti esibisce la stessa iconografia, ovvero il turco schiacciato dal santo, che rende indirettamente onore all’imperatore vittorioso e già nevralgico sostenitore del convento fiemmese.

Entrambi i santi ostentano una notevole forza d’animo al limite della spavalderia. Il nerbo di queste colonne dell’Osservanza, qui venerate nel contesto di rigore dei Riformati, è in qualche modo accresciuto dall’asciuttezza formale delle due figure altissime che sembrano quasi per muoversi verso il fedele.

Fonti: SBC Menapace 1987/ OA/ 00053806-807.

Bibliografia: Molinari 1926, p. 298; Enciclopedia bernardiniana, II, p. 78; III, p. 342; Andreatta 1990, p. 193; Giacomuzzi 2005, p. 126; Mich 2009, p. 365.