MADONNA CON BAMBINO, SANT’ANNA E SAN GIOVANNINO

Ambito/Autore : Angelo Falconetto (Verona, 1507-Rovereto, 1567); Ambito trentino

Periodo storico: 17° secolo
Anno
Soggetto: Madonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovannino; Ecce Homo; San Pietro; San Giovanni Battista; Crocifissione; Gesù Cristo risorto
Luogo di conservazione: Rovereto, chiesa di San Rocco, cappella sinistra, edicola
Materia e tecnica: affresco, cm 123 x 100; cm 120 x 100; cm 145 x 41; cm 145 x 40; cm 135 x 62; cm 130 x 57

Descrizione:

Si tratta del cosiddetto “capitello alla crosetta”, l’edicola cinquecentesca attorno alla quale sorsero a partire dal 1633 la chiesa e il convento di San Rocco (Chini 1931; Varesco 1931b). La parte più antica si compone della venerata immagine della Madonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovannino, nonché dell’assai deperito Ecce homo che campisce il lato visibile dall’esterno della chiesa. Le porzioni laterali della struttura, dipinte con San Pietro, la CrocifissioneSan Giovanni Battista e Cristo risorto risalgono alla fabbrica seicentesca della chiesa, allorquando la struttura venne incorporata nella parete settentrionale della chiesa e accresciuta in visibilità.

Una certa lacunosità della lunga iscrizione sul lato frontale ha determinato l’ondivaga collocazione cronologica dell’affresco mariano. Gerola ne riportava il millesimo 1563; secondo Molinari l’opera daterebbe al 1570 circa; Weber ne spostava l’esecuzione al 1603 sulla base di quanto scrive Varesco che ritiene l’edicola solo restaurata dal veronese per ordine di Francesco Caracia; Marinelli la áncora infine ad un momento precoce, “forse 1548”. Le insanabili contraddizioni risiedono nelle interpolazioni operate all’iscrizione tanto che anche oggi la data visibile prima del vistoso nome-firma dell’autore “ANGELO FALCONETTO PICTORE” è un improbabile 1503. Ad ogni buon conto si consideri che l’artista, nato nel 1507, muore nel 1567 e pertanto il millesimo 1563 letto dal Gerola pare rappresentare la soluzione più idonea e congrua all’indebita trasformazione “1503”. La data è oltretutto plausibile da un punto di vista storico-critico. Va infatti ricordato che Angelo, figlio del pittore e miniatore veronese Giovanni Antonio Falconetto trasferitosi a Rovereto e lodato dal Vasari per molte opere qui eseguite (si veda in proposito Sava 2011), evolve a metà secolo a contatto con la svolta manieristica della pittura scaligera e di fatto il registro formale dell’affresco, così attento alle prove grafiche di Battista del Moro (si veda Dillon 1980, pp. 258, 260-263, catt. XI.7-XI.9) nel rielaborato milieu di Parmigianino e Giulio Romano, reclama una corretta ambientazione dopo la metà del secolo. Angelo Falconetto probabilmente è oggi apprezzato più per l’attività di abile incisore che non come pittore ed è importante ricordare come egli avesse approntato un raffinato bulino proprio dall’affresco roveretano che ha contribuito a diffonderne la conoscenza (si veda in proposito Marinelli 1980, p. 199). Va in questa sede precisato che al pittore di origini veronesi spetta non solo il lato principale dell’edicola, firmato, ma anche il deperito Ecce homo posto in esterno, la cui cifra stilistica, difforme dai più modesti brani laterali, non può in tal senso condurre a equivoci o dimenticanze.

Fonti: ACPFM, busta 306, Inventario 1927, n. 19-20; ACPFM, busta 244, Inventario 1962, p. 667, n. 41; SBC Giacomelli 1985/ OA/ 00048113.

Bibliografia: Gerola in Thieme, Becker, 11, 1915, pp. 224-225; Molinari 1926, p. 303; Chini 1931, p. 8; Varesco 1931b, p. 20; Weber 1977, p. 136; Marinelli 1980, pp. 199, 201 nota 19; Rognini 1980, p. 328; Stenico 2004a, p. 320.