CENA IN EMMAUS CON ALCUNI DEVOTI

Ambito/Autore : Ambito bassanesco (da Jacopo da Ponte, il Bassano)

Periodo storico: 17° secolo
Anno: 1590- 1620
Soggetto: Cena in Emmaus con alcuni devoti
Luogo di conservazione: Trento, Fondazione Biblioteca San Bernardino
Materia e tecnica: olio su tela, cm 164 x 230

Descrizione:

La tela ha rappresentato il fulcro visivo del refettorio fino al recente restauro, dopo il quale è stata saggiamente collocata nella biblioteca San Bernardino. La cornice in ciliegio del XIX secolo è contestuale alla precedente collocazione in convento.

La prima menzione dell’opera spetta, nel 1776, al Tovazzi che così scrive in una nota a margine della Relatio Secunda: “Tabula Refectorii Coenam Christi cum duobus Discipulis in Emmaus exhibens est opus exemplatum Jacobi Bassani, aut forsan originalis. Ita Bartholus et alii Insigne habeatur.”L’espressione dello scrittore francescano è tratta senza mistificazioni dalle parole di Francesco Bartoli che commenta il dipinto in questi termini: “nel refettorio il quadro dipinto pel traverso esprimente Cristo alla mensa coi discepoli in Emaus se non è originale di Giacomo da Ponte è certamente una copia pregevole”. A questo erudito appunto, ripreso quasi testualmente da Morizzo, fa seguito Ottone Brentari che menziona il dipinto “creduto di Giacomo da Ponte”. In favore di Francesco Bassano junior si espresse invece il Molinari, nella probabile suggestione della collaborazione del figlio negli incarichi di prestigio come quello di Civezzano; indicazione destinata a riflettersi nel cartellino ancora oggi apposto alla cornice. Più generica, nell’ambito della letteratura ‘francescana’, l’indicazione di Eliseo Onorati quale prova “del Bassano”.

Una svolta è rappresentata dall’autorevole pronunciamento di Alessandro Ballarin che vede nella tela tridentina, al pari delle versioni al seminario di Padova e ai Musée des Beaux Arts di Digione, una replica seicentesca della Cena in Emmaus ad Hampton Court (1565 ca) la quale costituirebbe, nella ricostruzione dello studioso, l’originale già nella collezione Guadagnini a Venezia (Ballarin 1995-1996, tomo I, pp. 240, 273, 276-278, 281, 305, 331-332; Tavole, tomo II, tavv. 425-427, 429-430).

A questo proposito è utile osservare come la Cena in Emmaus dei francescani esibisca alcune varianti, non proprio secondarie, che invece le repliche di Padova e Digione, decisamente fedeli al dipinto inglese, non mostrano. Anzitutto l’assenza di un personaggio nel gruppetto che si assiepa in alto, a sinistra, precisamente il giovane di profilo e la rifilatura della figura maschile in alto. L’originale e le relative copie citate evidenziano altresì la ciotola sul pavimento nell’angolo inferiore sinistro della tela, al di qua del gatto, mentre nella nostra versione essa è posta quasi al centro, a destra del cane. È infine degna di nota l’adozione di un punto di fuga più alto, come si evince dalla fascia marcapiano tra la colonna e la finestra (nel presunto originale e nelle repliche converge sul pane spezzato, nella tela francescana lambisce la coppa del vino) e dall’architrave del portale, mentre, ancora una volta, le versioni a Padova e Digione si adattano alla geometria spaziale della tela britannica. Tutte le differenze appena rimarcate sono fondamentalmente comprensibili alla luce di un certo slittamento della composizione verso sinistra e non offrono di per sé indizi cogenti all’individuazione di paternità, pur accreditando l’eventualità di una più libera reinterpretazione del soggetto e non la devota replica dell’originale.

Benché l’opera non risponda favorevolmente alla cifra di nessuno dei due Bassano individuati dalla tradizione critica, Jacopo e Francesco, ci pare che il recente restauro lasci apprezzare una vivacità di tocco estranea alla levigata conduzione pittorica della più fiacca replica di Digione. La questione va lasciata ragionevolmente aperta per l’assenza di appoggi storico-documentari dirimenti e per la notoria insidiosità delle repliche bassanesche, tuttavia sembrano sussistere sufficienti elementi formali al fine di proporre una datazione a cavaliere dei secoli XVI e XVII, nell’ambito della più avanzata attività della bottega dei Dal Ponte.

Fonti: Tovazzi, Relatio Secunda, p. 57; Morizzo, III, p. 4; ACPFM, busta 275, Inventario 1963, p. 670, n. 58; SBC Dal Bosco 2001/ OA/ 00072349; FBSB, P 2.

Bibliografia: Bartoli 1780, p. 58; Brentari 1890-1902, I, p. 180; Molinari 1926, p. 293; Esposizione di pittura sacra, n. 13; Weber 1977, p. 121; Onorati 1982, p. 69; Ballarin 1995-1996, Tavole, tomo II, tav. 881; Stenico 1999, p. 605; Pancheri 2007, pp. 36, 44, nota 21.