SACRA FAMIGLIA IN GLORIA, SAN ROCCO E SAN SEBASTIANO

Ambito/Autore : Ambito bresciano (?)

Periodo storico: 17° secolo
Anno: 1633 ca
Soggetto: Sacra Famiglia in gloria, San Rocco e San Sebastiano
Luogo di conservazione: Trento, Fondazione Biblioteca San Bernardino, Biblioteca antica, ex Provincialato
Materia e tecnica: olio su tela, cm 208 x 122
Provenienza: Campo Lomaso, Santi Quirico e Giulitta, 2005

Descrizione:

Nel 1633, in occasione della visita pastorale di Carlo Emanuele Madruzzo alla chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, furono consacrati i due altari laterali posti ai lati dell’arco santo, dedicati rispettivamente a San Francesco d’Assisi e ai Santi Rocco e Sebastiano (Stenico). Di quest’ultimo si raccomandò il suo completamento con la realizzazione della pala (Onorati) che venne verosimilmente dipinta di lì a poco. Mentre il primo venne trasferito, nel 1669, nella neoeretta cappella sinistra, l’altare di cui commentiamo la pala fu rimpiazzato dall’immagine di San Pietro d’Alcantara, canonizzato giusto in quell’anno e pertanto la più antica immagine dei santi apotropaici venne tradotta nel presbiterio della chiesa, dove rimase fino al recente trasferimento a Trento. In questa occasione la tela è stata sottoposta a restauro conservativo che ha lasciato in vista le cadute di pellicola pittorica, particolarmente estese in corrispondenza di San Sebastiano. In tempo imprecisato il dipinto è stato decurtato nella parte inferiore di almeno 15 centimetri.

Senza i fermi cronologici stabiliti dagli elementi documentari si sarebbe potuto retrodatare la pala anche di tre decenni. In particolare San Rocco rimanda a una cultura dell’immagine tardo rinascimentale memore di precedenti di area bresciana e in ogni caso di derivazione veneta, in particolare nel segno di Girolamo Pilotti per via dei riflessi metallici, quanto emerge altresì dal pallidissimo e filiforme San Sebastiano. Il gruppo della Madonna con Gesù Bambino e San Giuseppe in gloria ripropone schemi latamente palmeschi, conosciuti e diluiti tramite la mediazione di artisti periferici, stante l’indubbio cedimento qualitativo e una certa approssimazione formale. Per tutti questi motivi pare insostenibile il riferimento alla bottega di Giuseppe Antonio Fiorentini suggerito, pur molto prudentemente, da Vittorio Fabris.

Fonti: ACPFM, busta 244, Inventario 1962, p. 647, n. 11; FBSB, P 24.

Bibliografia: Onorati 1964, p. 12; Stenico 2005, pp. 102, 322; Fabris 2006, pp. 111-112.