FUGA IN EGITTO, MORTE DI SAN GIUSEPPE

Ambito/Autore : Ambito romano (da Carlo Maratta)

Periodo storico: 18° secolo
Anno: 1700-1750
Soggetto: Fuga in Egitto; Morte di San Giuseppe
Luogo di conservazione: Cles, chiesa di Sant’Antonio da Padova
Materia e tecnica: olio su tela, cm 175 x 224 (ciascuno)

Descrizione:

I dipinti sono stati restaurati nel 1980-1982 da Serafino e Ferruccio Volpin (Chini).

Ci troviamo di fronte alla copia di due celebri prove pittoriche realizzate nel 1652 da Carlo Maratta in Sant’Isidoro a Roma, precisamente all’interno della cappella di San Giuseppe.

Le tele vengono menzionate per la prima volta nel 1780 da Francesco Bartoli che si esprime in questi termini: “Nel presbiterio, la Fuga in Egitto e il transito di S. Giuseppe sono copie di Carlo Maratta”. Entrambe dilatano le proporzioni del modello, senza tuttavia alterare la composizione, ampliando invece le notazioni dello sfondo: il paesaggio nella prima, gli elementi del disadorno arredo della stanza nel secondo. Per il resto si tratta di copie di qualità molto buona e del tutto aderenti al prototipo, finanche nei dettagli somatici delle figure, tanto che diventa molto difficile approfondire la ricerca dell’autore.

Nel 1962 Rasmo le assegna a Cristoforo Unterperger, legando la Fuga in Egitto alla tela della Pinacoteca della Magnifica Comunità che ritiene bozzetto della redazione finale a Cles. Giustamente Chini lascia i due dipinti nell’anonimato della copia, mentre Chiara Felicetti ripropone soltanto il primo all’interno del catalogo del fiemmese, respingendo tuttavia l’ipotesi di Rasmo circa il presunto modello, effettivamente superfluo ai fini di copie palmari come queste. In ogni caso il nome di Cristoforo Unterperger appare del tutto inadeguato, tanto più operando un confronto con l’Addolorata realizzata dal fiemmese negli stessi anni e per la stessa chiesa, opera del tutto diversa nei tratti formali e pittorici.

È invece chiaro che i due dipinti, anteriori all’attività romana di Cristoforo e databili entro la prima metà del secolo XVIII, vanno acclusi al nucleo di opere romane pervenute dalla Dominante verso il 1774: le pale di Vanvitelli, quella riferibile a Nicolò Ricciolini, nonché l’Addoloratache sappiamo essere stata dipinta da Unterperger a Roma. Allo stato attuale delle ricerche è purtroppo impossibile specificare l’esatta provenienza di questi dipinti, indubbiamente destinati, per le imponenti misure, ad una chiesa o ad un’importante cappella e non alla devozione privata o al collezionismo. Non è invece privo di significato che gli originali maratteschi si conservino nella chiesa affidata fin dal 1624 ai francescani d’Irlanda, dato che acuisce il nesso con l’Ordine. Per l’approfondimento storico su Carlantonio Malanotti, probabile fautore o mediatore dell’acquisizione, si rimanda alle schede 174-176.

Fonti: ACPFM, busta 307, Inventario 1927, n. 2-3; busta 244, Inventario 1959, p. 659, n. 61, 65; SBC Chini 1981/ OA/ 00034540-541; ACSA, Inventario 2013, p. 7.

Bibliografia: Bartoli 1780, p. 94; Esposizione di pittura sacra, n. 21; Weber 1977, p. 225; Chini 1982, pp. 247, 253; Leonardi 1982, p. 259; Sestieri 1994, I, p. 181; Cristoforo Unterperger, pp. 192-193, cat. 84 (C. Felicetti); Stenico 2004c, pp. 286, 296; Callovi 2005, p. 107.