RITRATTO DI PADRE ARCANGELO DAL LAGO

Ambito/Autore : Nicolò Volani (Trento, 1728-post 1808)

Periodo storico: 18° secolo
Anno: 1794
Soggetto: Ritratto di Padre Arcangelo Dal Lago
Luogo di conservazione: Cles, convento, refettorio
Materia e tecnica: olio su tela applicata su tavola, cm 89,5 x 68,5

Descrizione:

Il ritratto, restaurato nel 1949 da Luigi Toni di Mantova, si presenta in buone condizioni, rinfrancato da un recente intervento conservativo.

Nato il 24 febbraio 1724 da Lorenzo e Margherita Monauni, Lorenzo Dal Lago, al secolo Bartolomeo, prese i voti nel 1742; ordinato sacerdote sei anni dopo, insegnò filosofia e teologia nello studio conventuale. Divenne Definitore provinciale negli anni 1769-1774, quindi Ministro provinciale; dal 1785 al 1788 ricoprì la carica di Guardiano del reale convento di Santa Chiara a Napoli. Morì a Trento il 27 ottobre 1798 (Dell’Antonio, pp. 130-132; Rosati, pp. 48-49).

Dobbiamo alle scrupolose annotazioni del Tovazzi la conoscenza delle circostanze storiche dell’opera. La dipinse il 6 agosto 1794 Nicolò Volani, su commissione di Lorenzo Dal Lago, nipote del religioso, secondo Tovazzi recalcitrante di fronte a questa espressione di umana vanità. L’iscrizione, coeva al ritratto, elenca le cariche ricoperte dal francescano ed in particolare il ruolo di guardiano e commissario apostolico del monastero di Santa Chiara a Napoli, come dichiara pure la lettera in primo piano al di sotto del calamaio. Si direbbe anzi che al nipote “iubente” premesse maggiormente l’esplicitazione della carriera religiosa che dei meriti storiografici del religioso (si veda in proposito Dell’Antonio, pp. 130-132), poiché sono del tutto taciute sia le Notizie sulla storia dell’Anaunia, sia la Vita di Giovanna Maria dalla Croce di cui il convento clesiano conserva l’effigie (cat. 105).

I presupposti di questo ritratto non si discostano dalla consuete sobrietà della ritrattistica francescana; tuttavia il Volani, che non eccelle per attitudini nel genere di riferimento, è riuscito a vivacizzare e a rendere più accattivante l’opera grazie al variopinto tappeto che copre il tavolo sul quale, oltre al calamaio, trovano spazio un sigillo (connesso alla dignità guardianale) e l’immancabile croce.

Fonti: ACPFM, busta 244, busta 307, Inventario 1927, n. 31; Inventario 1959, p. 655, n. 11; SBC Chini 1981/ OA/ 00034598; ACSA, Inventario 2013, p. 1.

Bibliografia: Tovazzi (1780), ed. 1994, p. 833, n. 1575; Dell’Antonio 1926, p. 130; Rosati 1932, p. 47; Weber 1977, p. 377; Stenico 2004c, p. 291.